Milano, 9 giugno 2017 - 01:47

Amici, imprenditori: i 4 italiani
che vogliono esportare il vino
(e l’happy hour) a Londra

Vini Italiani, un ponte tra eccellenze italiane e consumatori londinesi: l’idea è di quattro professionisti italiani, Oltremanica per lavoro. Locali a Convent Garden e Kensington, lezioni di «gusto», aperitivi, wine cafè. Caccia a risorse fresche per aprire nuovi «store»

Vini Italiani a Londra Vini Italiani a Londra
shadow

Gli inglesi? Amano l’Italia. La scelgono per le vacanze, ne studiano la lingua, ne adorano la cultura e il calore della cucina. E soprattutto i vini. Ma vista da Londra l’Italia del bicchiere e della buona tavola è davvero lontana: nella grande distribuzione i consumatori trovano poco, solite marche, qualità relativa. Ecco perché quattro professionisti italiani, Oltremanica per lavoro, hanno avuto l’Idea: esportare la cultura del vino italiano (e dell’aperitivo) a Londra.
Vini Italiani è un progetto che racconta una doppia impresa: commerciale, certo, ma anche culturale, quasi estetica. «Lo confesso: all’inizio più che business è stata una scelta di cuore – racconta Diuska Luppi, esperta di marketing (lunghe stagioni in Nestlé), uno dei soci fondatori dell’impresa – Il nostro proposito era quello di fare da tramite tra le eccellenze italiane e i consumatori londinesi e spiegare le nostre uniche tradizioni vitivinicole, così diverse da quelle francesi o da quelle del “nuovo mondo”, americano e australiano».

Il vino è storia. E cultura

L’avventura ha avuto inizio nel 2011: il primo locale a South Kensington, il quartiere bene per eccellenza: milionari, aristocratici, reali. Oligarchi. E appassionati di buon vino. Vini Italiani è un’enoteca, ma anche un centro «culturale»: degustazioni, incontri con i produttori, masterclass per spiegare le caratteristiche inimitabili delle bottiglie italiane, la complessità dei vitigni, la ricchezza dei territori. Insieme a Diuska c’è Bruno Cernecca, co-fondatore e managing director di Vini Italiani: è l’unico «tecnico» del gruppo. Sommelier, manager in locali e ristoranti, dal 1997 a Londra dalla natia Trieste. È lui il fautore del «wine entertainment»: raccontare l’esperienza del vino rivelando le storie dei produttori, affiancare la degustazione allo story telling e al divertimento.
I vini arrivano da tutta Italia. Da ogni angolo, davvero: ogni Regione è rappresentate (anche il piccolo Molise). Piccoli produttori, vini di qualità, prezzi accessibili: «Ai clienti offriamo un ottimo rapporto qualità/prezzo. Ed esperienze vere». E anche per questo, nei locali di Vini Italiani, la maggior parte dei dipendenti sono “professionali”: «C’è sempre un sommelier che può spiegare ai clienti particolarità e storia dei nostri prodotti e consigliare abbinamenti con piatti e prodotti tipici».

Manager e cantine

Daniel Winteler è il terzo socio fondatore: vita da manager, per grandi corporation e ristrutturazioni aziendali, in Italia e all’estero, ma grande passione per il vino, maturata negli anni trascorsi in Piemonte, una delle culle del calice, e da leader di associazioni turistiche italiane. Con un curriculum così non poteva non raccogliere la sfida lanciata da Vini Italiani.
L’altro socio fondatore è Matteo Berlucchi. La sua famiglia è quella della Fratelli Berlucchi, la casa della bollicine della Franciacorta. Quella di Vini Italiani, per Matteo – appassionato di tecnologia e creatore di startup, dal 1993 a Londra – è però la prima esperienza nel settore del vino: strano, ma vero. E’ il presidente della società, che vanta un sito (http://www.italianwines.com/) e una mobile app che non fungono solo da vetrina: acquista online, partecipa alla masterclass, prenota un tavolo.

Esportiamo l’happy hour

Intanto la casa cresce: nel 2015 Vini Italiani compie il secondo passo, grazie a una capillare campagna di crowdfunding. Accanto all’enoteca, ecco il nuovo concetto di wine café, o come lo chiama Berlucchi, “casual wine” a Convent Garden, nelle vie dello shopping e dei turisti. E qui, come a South Kensington, il vino ritrova il compagno di vita: il cibo. Focacce, formaggi, mozzarelline, porchetta, prosciutto e affettati, bruschette… Fino ai piatti caldi, lasagne (passione d’Albione) e primi piatti. L’aperitivo è servito, da Milano a Londra.
Tutti prodotti tipici, che arrivano direttamente dall’Italia (non c’è Brexit che tenga). A Convent Garden si apre alle 9: cappuccino e cornetto. Poi light lunch. E all’uscita degli uffici arriva l’«happy hour» (a Milano una certezza, a queste latitudini poco conosciuto). Vino e bollicine, e qualche chicca: l’Aperol Spritz, il Negroni, il «Gino & Toni» (gin tonic rigorosamente italiano, visto che il gin nasce sulle sponde del lago di Como e si chiama «Rivo»).

La crescita, nuovi soci, ulteriori aperture

Vini Italiani importa direttamente oltre 200 etichette, selezionate con cura certosina da una sessantina di cantine «artigianali». Altre 300 arrivano da accordi con importatori esclusivi del Regno Unito. La formula piace: il fatturato, che nel 2011, primo anno di attività, si attestava a poco meno di 400 mila sterline, nel 2016 si è più che quadruplicato, a quota 1,7 milioni. Nel 2017 le attese sono per ricavi sopra i due milioni. I margini, secondo le previsioni dell’azienda, dovrebbero passare in positivo entro il 2018.
Cresce il fatturato, aumentano i dipendenti (attualmente una ventina). E arrivano anche i riconoscimenti: da quelli di Decanter, la bibbia del vino, ai riconoscimenti di Harpers, Time Out, International Wine Challenge, fino all’ultimo: le “Tre Bottiglie” del Gambero Rosso, nella neonata guida ai Top Italian Restaurants del Regno Unito. E la corsa continua: i fondatori cercano nuovi soci e capitali per investire ancora e moltiplicare gli angoli di «sapore d’Italia» a Londra: a sei anni dalla prima apertura, aprirà una terza gamba dell’impresa, a Greenwich, quartiere-paese divenuto centrale nella Grande Londra, rilanciato dalle Olimpiadi e dalla voglia di ben vivere, sulle sponde del Tamigi. Il posto adatto per lasciarsi andare al gusto italiano. A medio termine, il progetto è quello di accelerare l’espansione: «La formula è giusta, abbiamo il know-how e l’esperienza», spiega Diuska Luppi. Intanto, la ricerca per un’altra location è già partita. E per investire Vini Italiani punta, nei prossimi mesi, a raccogliere un milione di sterline da nuovi e vecchi soci. Londra è un mercato immenso. Che ogni tanto profuma di Italia.

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