Il Gusto

Resort sì, ma tra le vigne: giro d'Italia tra gli hotel dove il vino è protagonista

Resort sì, ma tra le vigne: giro d'Italia tra gli hotel dove il vino è protagonista
Un turismo slow legato al buon bere. È l'ultima tendenza nel campo del turismo enogastronomico e disegna una mappa inedita, alla scoperta di perle di grandissimo valore. Seguici anche su Facebook
7 minuti di lettura
Oggi dire che si parte per un tour enogastronomico fa molto chic. Ci hanno descritto i vignaioli con toni da età dell’oro, che con la loro indomita passione sfidano le intemperie, il sole rovente e ogni minaccia per raccogliere il succo degli dei con una dura vendemmia. Ci hanno raccontato della pace che si prova gustando un bicchiere tra le vigne, una nuova e scalpitante annata, una cuvèe indovinata. C’è un nuovo modo di viaggiare ed è quello slow, da Grand Tour ottocentesco: da vezzo elitario a scelta democratica, alla portata di tutti, all’insegna del buon bere e alla riscoperta delle bellezze alcoliche italiane, tra wine resort e vigneti pettinati.
Reva Resort
Reva Resort  
La vacanza Made In Italy è l’unica, nel mondo, a poter offrire ben 176 DOC e 477 vini, terreno fertile per le strade del vino e dei sapori, un ritorno alla natura e al turismo rurale. I numeri dell’enoturismo sono in forte crescita: nel 2008 si calcolavano circa 4 milioni di turisti, divenuti già 6,5 milioni nell’anno successivo e oggi il giro d’affari è stimato oltre i 5 miliardi di euro. Due stranieri su tre menzionano il cibo e il vino italiano tra i motivi per cui scelgono il Bel Paese come mete delle vacanze. La Germania è al primo posto con oltre 2,5 milioni di presenze (il 31% del totale), poi Olanda (589mila) e Francia (374mila). Le destinazioni? La Toscana guida la classifica con quasi 3,5 milioni di presenze seguita dal Trentino Alto Adige (2,6 milioni) e dall’ Umbria (852mila).

Ma quali sono gli indirizzi migliori per affrontare il Grand Tour dei vini? Ecco una selezione di dieci Wine Resort imperdibili:
 
1. Villa Cordevigo
 
In un dialogo tra sacro e profano, la piccola chiesetta nobiliare in stretto collegamento con l’ampia cantina: un luogo dove commettere il peccato per subito ripararlo. E’ Villa Cordevigo a Cavaion Veronese nel cuore del Bardolino Classico, 120 ettari di vigneti di cui 10 certificati bio e 13 in conversione. Una magnifica villa padronale del Cinquecento trasformata in maison con giardini all’italiana, piscina e ristorante con tanto di stella, l’Oseleta, che in dialetto locale fa riferimento all’uccellino ghiotto delle uve giovani, regno dello chef napoletano Giuseppe D’Aquino. Fondata nel ’71 da Walter Delibori e Giorgio Cristoforetti e oggi portata avanti dai figli Tiziano e Franco, presidente del Consorzio Tutela Vino Bardolino doc, porta il nome dei vigneti che crescono al sole del lago di Garda, Villabella.
 
Esterno dell'Albereta
Esterno dell'Albereta 
2. L’Albereta

Suggestivo resort a 5 stelle nel cuore della Franciacorta, l’Albereta è la patria della bellezza, a partire dalle camere in puro stile nordico, con i letti a baldacchino avvolti da braccia d’alberi, al museo en plein air dove si scorgono le 13 sculture di arte contemporanea che si snodano con ninfe furtive lungo 61 ettari di parco alla pace assoluta dell’Espace Chenot SPA: qui si trova il giusto terroir dove far scorrere nuovamente il vino interiore della vita, la parte più pura e interiore di ognuno di noi, grazie a un metodo che crea un perfetto blend tra la precisione svizzera e la medicina cinese. Alla possibilità detossinante si affianca anche la cucina gourmet  dello chef Fabio Abbattista che al Leone Felice raccoglie il meglio della Franciacorta per proporlo in piatti raffinati e eleganti, perfetto abbinamento con le Gran Cuvée Bellavista, di produzione della famiglia Moretti, a km zero rispetto al ristorante. Altra proposta è la nuova pizzeria La Filiale, firmata da Franco Pepe, noto pizzaiolo di Pepe in Grani a Caiazzo: “se la pizza è d’autore, non si possono bere vini di scarsa qualità”. Indimenticabile anche il giro nelle cantine Bellavista, che, come attesta il nome, dominano sulla vallata, contemplando il lago d’Iseo;  vini di pura avanguardia dallo stile anticonformista e intraprendente, essenza del carattere franciacortino in abitino disegnato da artisti di fama, una delle altre passioni di Vittorio Moretti.

3. Casino di Caccia
 
La nobiltà è qualcosa che non si acquisisce, si possiede: non traspare dalla magnificenza di un luogo ma dall’aura che lo circonda, dalla storia che si respira in ogni angolo e pervade tutta la casa. Uno storico casino di caccia che si nasconde tra i vigneti del Custoza, casa di campagna per scorribande nobiliari un tempo e di appassionati amanti del bello e del buono oggi, si lascia coccolare dal dolce tepore del Lago di Garda. La storica famiglia dei Bresaola o Bresavola, che dir si voglia, baroni di Aquileia di origini trentine, è la stessa che cura l’accoglienza e la tavola in questo splendido luogo d’altri tempi: sei camere di cui due suite arredate con mobili di antiquariato della famiglia, gli ulivi e i vigneti secolari, il parco privato dove passeggiare, la piscina, la vasca idromassaggio esterna, la spa e il ristorante Villanova. La sala del Camino, della Maiolica e delle Volte, tre imponenti ambienti con tanti specchi e oggetti di antiquariato, sono la cornice imponente per un menu creativo che si abbina ai vini della tenuta, dal Durello al Bardolino al Custoza.

4. Réva Resort

 
Nato dal recupero della Tenuta San Sebastiano, una tipica casa colonica di fine XIX secolo a Monforte d’Alba, nel cuore delle colline del Barolo, dove la bellezza delle Langhe si manifesta in modo integrale: Réva Resort è un resort, un golf club una cantina e un ristorante, un progetto di sostenibilità a 360 gradi: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e Sauvignon coltivati al 100% in biologico, in tre anni le erbe spontanee sono cresciute da 40 varietà alle oltre 130 attuali; l’acqua è sorgiva e di proprietà, affiora all’interno della tenuta; il fabbisogno energetico viene interamente autoprodotto grazie a dei pannelli fotovoltaici. Il ristorante all’interno del Resort, il Fré, non è composto da piatti, ma da ingredienti: l’ospite li seleziona in base ai suoi gusti, lasciando la composizione alla creatività dello chef. Il country hotel ha anche 12 camere con vista sui vigneti, una moderna spa ricavata nelle antiche cantine, una piscina interna, una piscina esterna con vista sul golf, due ettari in erba naturale che si snodano fra ondulate colline, boschi e filari. Durante la stagione autunnale viene messo in scena un rito ancestrale da condividere con gli ospiti: la ricerca del Tartufo Bianco d’Alba, protagonista assoluto della gastronomia locale.
 
5. Il Borro
 
Nella Valdarno, nel cuore della Toscana, una tenuta di 700 ettari dove il cuore dei Ferragamo si è fermato, colpito da tanta bellezza, in località Il Borro. Un antico borgo medioevale che racchiude la sapienza degli artigiani di una volta, intenti a dipingere, scolpire, ricamare. In contrasto con il cielo azzurrissimo, una villa ottocentesca e una secolare cantina, a cui si accede dalla Galleria Vino&Arte; un racconto che si snoda lungo le incisioni di grandi maestri, da Goya a Manet, passando per opere contemporanee di Warhol e Picasso, tutti appartenenti alla collezione privata di Ferruccio Ferragamo, e che sboccia infine nella degustazione dei vini della tenuta: vitigni autoctoni come il Sangiovese, ma anche grandi esteri della “tradizione toscana” come Merlot, Cabernet, Sauvignon e Petit Verdò. La quiete regna sovrana a Il Borro, dal lusso discreto della camere in puro stile toscano, alle ville, con piscina privata e riscaldata e l’ ampia Spa attrezzata con programmi benessere: non poteva mancare il trattamento DiVino, un massaggio levigante sul corpo con semi d’uva e vinaccioli della tenuta, ci si lascia avvolgere da prodotti detossinanti al vino novello e semi d’uva, concludendo con  un massaggio rilassante anti-età con cera di candela vegetale arricchita dal vino di casa e un calice di vino Il Borro. Non si può ripartire senza aver provato i sapori toscani, in tre versioni: Osteria del Borro, il ristorante gourmet dal raffinato gusto country, piatti della tradizione in chiave gourmet da gustare con la vista sui vigneti; al piano inferiore il Tuscan Bistro, con piatti classici e toscani DOC e l'ampia cantina a vista, che racchiude tutte le annate ed etichette de Il Borro dal 1999; il VinCafè, un punto di incontro all'insegna della convivialità, per un light lunch o un calice di vino a bordo della piscina a sbalzo.

6. Castello d'Albola
 
Nel cuore del Chianti Classico vi sono colline disegnate dai vigneti dal sapore antico, quanto quello del XVIII secolo, quando il granduca di Toscana Cosimo III, nel 1716, con un bando creò per primo la "denominazione Chianti" delineando l'area di produzione del grande rosso conosciuto in tutto il mondo. Proprio a Radda in Chianti, al centro della DOC, si scorge un antico castello in pietra, Castello d'Albola, 900 ettari di cui 157 coltivati a vite, appartenuto alle nobili famiglie fiorentine che hanno fatto la storia della Toscana, come gli Acciaioli, i Samminiati, i Pazzi e i Principi Ginori Conti, per passare nel 1979 alla famiglia Zonin. Non lontane dal castello due ville dello stesso periodo storico dal sapore rustico e dall'ospitalità discreta: Villa Le Marangole, con sole 7 camere, si affaccia su una piscina che osserva instancabile i vigneti e Villa Crognole per sole 6 persone, con vista sul maestoso castello. La fase di affinamento del vino, riservata ai grandi rossi del territorio, avviene nelle bottaie e barricaie ricavate nelle storiche cantine del suggestivo borgo d’Albola, al centro del Chiantishire, ottimo abbinamento per degustare la tipica cucina chiantigiana in villa.
Castello Velona
Castello Velona 
 7. Castello di Velona
 
Da forte medievale nell’XI secolo a wine resort e spa a 5 stelle. Del valoroso Castello di Velona rimane integra solo la Torre di Guardia, memoria dell’antica rivalità tra Siena e Firenze, mentre nel rinascimento il castello fu trasformato in villa residenziale di alto lignaggio: la “Velona” è rappresentata nelle carte geografiche affrescate in Vaticano dal cosmografo, geografo e matematico Ignazio Danti. Oggi 44 tra camere e suite osservano placide I tramonti della Val d'Orcia. Nella nuova ala del castello si pasteggia con il Rosso e il Brunello di Montalcino prodotti nei 5 ettari di proprietà e si gustano I sapori toscani in formato gourmet al ristorante con terrazza panoramica Settimo Senso. Ma il cuore del castello è proprio la spa: 1500 mq di trattamenti naturali all'uva e all'olio di oliva della tenuta. Tra le proposte per I fortunati ospiti, si può provare  l'emozione dell' autentica caccia al tartufo, prendere lezioni di falconeria e di astronomia o decidere di sfrecciare a bordo di una Ferrari, in sella a una Vespa o alla guida di una vecchia Fiat 500 per fermarsi in un prato e provare il piacere di un pic-nic d’altri tempi.
 
I vigneti di Radici Resort
I vigneti di Radici Resort 
8. Radici Resort
 
Ripristinare la viticoltura dell'antica città di Pompei. Un progetto ambizioso, un programma di ricerca sui metodi e sulle tecniche di viticoltura e vinificazione dell'antichità, fino alla riproduzione di alcune delle fasi salienti sul piano sperimentale.  Ecco come nasce Villa dei Misteri, il vino che prende la sua mineralità dagli scavi, nelle radici della cultura partenopea. Sembra essere un vizio di famiglia quello di valorizzare la storia dei vini di cui ogni componente dal cognome Mastrobernardino si innamora: originari dell' Iripinia, si sono impegnati a promuovere i vini meno conosciuti della Campania come il Piedirosso e la Coda di Volpe, le cui origini risalgono alla colonizzazione greca e alla civiltà romana. Altro progetto per valorizzare il territorio campano è il resort Radici, nell'avellinese, su una collina a circa quattrocento metri sul livello del mare, circondata da vigneti di Aglianico, Greco, Fiano e Falanghina, una grande spa, sei camere di lusso e un campo da golf a nove buche proprio tra i vigneti.

9. Shalai Resort

Sul versante nord-est dell’Etna, a metà strada tra la montagna e il mare, un’antica dimora dal sapore ottocentesco si trasforma in resort. Shalai, nel dialetto siciliano significa gioia piena, soddisfazione appagante, momento di genuino benessere. Un antico termine locale carico di energia simbolica e sonorità remote che si abbina a una scelta precisa e definita: la decisione di vendemmiare solo i vini etnei, tipici della zona. Solo 13 camere  tra primo e secondo piano dell'antico palazzo con colori morbidi, luci calde, pietra e tessuti naturali, pitture ecologiche, un’atmosfera intima che si riscontra anche nel ristorante della struttura con la cucina dello chef Giovanni Santoro, dalla tipica accoglienza siciliana. Nel “salotto di casa” l'area benessere  con sauna, vasca idromassaggio e bagno turco.
 
La piscina del resort I Monaci delle Terre Nere
La piscina del resort I Monaci delle Terre Nere 
10. Monaci delle Terre Nere
 
Dalle camere alle alcove: Monaci delle Terre Nere è dimora e rifugio, al tempo stesso. Presente e passato si fondono, con la stessa anima, in 16 ettari di uliveti, agrumeti e vigneti, trasformati in una tenuta biologica, fonte di ispirazione e di materie prime eccellenti. Un relais “diffuso” alle pendici dell'Etna, 20 camere che furono le dimore dei monaci dell’ordine di S. Anna, detti i monaci dalle terre nere: asceti come solo l'aspra sabbia vulcanica sa essere, che dona tanta sapidità e carattere alle vigne, contemplativi nell'aspettare la maturazione degli acini sulla pianta; profondi, come le radici delle vigne che hanno curato per secoli. Ogni camera ha il fascino della semplicità e del lusso discreto che sceglie solo chi fa apprezzare il silenzio e la vera anima di monaci, attorniati dalla natura selvaggia, addomesticata solo per la produzione di quattro vini bianchi, due rosati e due rossi, totalmente “nude”, naturali.